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lunedì 9 febbraio 2015

ITALIANO MEDIO: UNA FOTOGRAFIA IPERBOLICA DI COME SIAMO DIVENTATI


Lo sbarco al cinema di Maccio Capatonda (al secolo Marcello Macchia) era piuttosto naturale e prevedibile, dopo tanti finti trailer, sketch sul web e serie per il piccolo schermo. È vero che ci è voluto un bel po' di tempo affinchè questo approdo al grande schermo arrivasse, ma alla fine è valsa la pena di aspettare.
Quelli che hanno seguito la serie "Mario" su MTV già avevano avuto un assaggio di come Maccio Capatonda avrebbe affrontato il tema della società "televisionecentrica" (non so nemmeno se si possa dire così), ma nonostante questo il film Italiano Medio risulta assolutamente attuale e innovativo nel panorama della commedia. C'è dell'autoironia già a partire dai titoli di testa, come a voler scardinare uno degli elementi prettamente cinematografici allo scopo di ricordarci che si tratta di un film comico e di un esordio. Sono presenti in modo molto efficace azioni iperboliche e giochi di parole (presa in giro dei detti popolari, frasi di circostanza e nomi popolari storpiati) che mettono in risalto gli eccessi e i paradossi italici, tra morbosità televisiva (sia da parte di chi la fa che dei telespettatori), desiderio irrefrenabile di apparire e l'uso continuo di smartphone/tablet/social in qualsiasi situazione, come una vera e propria droga. Il bello è che questo film è stato prodotto e distribuito proprio da Medusa/Mediaset (un altro paradosso che si aggiunge), principale responsabile della formazione di questo "italiano medio" descritto da Macchia/Capatonda. A livello di interpreti non si ha l'impressione di essere davanti ad un unico grande attore centrale (come per le commedie di Checco Zalone o del Benigni comico che fu), ma di una compagnia di comprimari al fianco del protagonista: in particolare sono stati fondamentali Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Rupert Sciamenna (Franco Mari), Ivo Avido (Enrico Venti), Lavinia Longhi, Pippo Lorusso e Anna Pannocchia, già presenti nella serie Mario e alcuni di loro allo Zoo di 105 (presente con un piccolo ruolo anche Paolo Noise). Nell'intreccio sono presenti citazioni di film di generi diversi o comunque distanti temporalmente, a volte ribaltandone il senso in modo comico: l'uso di una pillola/droga per variare la percentuale di utilizzo del cervello come Lucy di Luc Besson (2014), ma invece che aumentare le facoltà intellettive le diminuisce; la tortura di obbligare a guardare un film come in Arancia Meccanica (1971), diventa la tortura nei confronti di un bambino nel guardare la tv; le regole di un gruppo segreto e lo sdoppiamento di personalità del protagonista come in Fight Club (1999); il cambiamento radicale del personaggio principale come nel film Il professore matto (1996) con Eddie Murphy (probabilmente il lungometraggio dal quale ha preso maggiormente spunto Maccio Capatonda, anche per l'interpretazione di più personaggi contemporaneamente all'interno di una stessa commedia); l'importanza della parola e del modo di parlare appartenente ai primi film di Nanni Moretti, ma l'accusa viene rivolta da personaggi ignoranti verso personaggi colti, quindi avviene l'opposto rispetto alla commedia morettiana. Insomma in questo esordio cinematografico ci sono ottimi ingredienti per raccontare sia in modo cinico che comico una "realtà aumentata" che non è poi così distante dalla quotidianità italiana. Ovviamente il consiglio è quello di andare a vedere Italiano medio per farvi una vostra idea e anche qualche sana risata. Non vi ho raccontato la trama nel dettaglio per evitare di anticiparvi troppe cose, in ogni caso c'è stata già tanta promozione e quindi la storia un po' già la conoscete.
Al prossimo Raglio!   

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